di Enrica Frigerio
Uno dei prossimi temi che la Fucina delle Scienze affronterà, attraverso una nuova serie di attività didattiche e divulgative, è quello dell’educazione ambientale.
Si tratta di una tematica che negli ultimi ha acquisito sempre più importanza e verso la quale siamo sempre più sensibili. Si ha ora una nuova consapevolezza che le risorse del pianeta in cui viviamo non sono inesauribili, anzi, rappresentano un bene che va tutelato per noi e per le generazioni future.
Un concetto fondamentale legato all’educazione ambientale è quello dell’“Ecological Footprint” (Impronta Ecologica): si tratta di un indicatore complesso per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle. Più precisamente, l’impronta ecologica misura l’area (di mare e di terra) necessaria a rigenerare le risorse che l’uomo consuma e ad assorbire i rifiuti prodotti. Utilizzando l’impronta ecologica è possibile anche stimare quanti “pianeta Terra” servirebbero per sostenere l’umanità, qualora tutti vivessimo secondo un determinato stile di vita. Si può esprimere l’impronta ecologica anche da un punto di vista energetico, considerando l’emissione di diossido di carbonio espressa in tonnellate, e di conseguenza la quantità di foresta necessaria per assorbire queste tonnellate di CO2.
Anche noi della Fucina ci siamo posti questa domanda: il mio stile di vita è sostenibile? Abbiamo quindi deciso di metterci in gioco e di calcolare la nostra impronta ecologica.
Esistono svariati test on-line che permettono di effettuare il calcolo, noi abbiamo utilizzato questo del WWF.
Questo test è molto semplice: propone una serie di domande sulle nostre abitudini quotidiane, che riguardano principalmente tre aeree: le nostre scelte alimentari, quelle legate alla tipologia di casa in cui viviamo e a viaggi e spostamenti che facciamo abitualmente.
Ho eseguito il test per prima e sono rimasta piacevolmente sorpresa nello scoprire che la mia impronta ecologica corrisponde a 5,96 tonnellate all’anno di equivalenti in CO2, ovvero i beni che consumo e i servizi di cui usufruisco ogni giorno generano, in fase di produzione, utilizzo e smaltimento, circa 5,96 tonnellate di CO2 nell’arco di un anno. Un buon risultato se paragonato alla media mondiale (7,41 tonnellate di equivalenti in CO2,).
Siccome non mi sembra di compiere particolari sforzi o sacrifici per ottenere questo risultato, ho cercato di individuare e di condividere quali sono le scelte ed i comportamenti “virtuosi” che mi portano ad avere una impronta ecologica ridotta.
1) Alimentazione
La scelta più virtuosa, ed anche molto semplice, è certamente il fatto che cerco di acquistare frutta e verdura locale e di stagione. La acquisto principalmente ai mercati. Non seguo una dieta né vegetariana né vegana, ma limito il consumo di prodotti di origine animale (non solo carne e pesce, ma anche uova e latticini). Cosa più importante di tutte: sto attenta ad evitare gli sprechi alimentari!
2) Vita domestica
Non vivendo in una casa di proprietà, questo è il tema verso il quale durante il test mi sono sentita più impreparata e su cui ho minor margine di azione. In generale, la mia impronta ecologica risulta bassa perché la casa si trova in un condominio pluri-familiare e, grazie a scelte virtuose del proprietario, è molto ben isolata termicamente e dispone di elettrodomestici relativamente nuovi.
3) Trasporti
La scelta più virtuosa che compio è quella di non avere un’auto privata, né a livello personale né familiare. Ovviamente questa scelta è possibile perché vivo in una zona centrale di una città di medie dimensioni, Padova, che è dotata di piste ciclabili e mezzi pubblici abbastanza funzionali. Compio la maggior parte dei miei spostamenti in bicicletta o a piedi, mentre per lo spostamento da casa al lavoro mi muovo in bus. Quando ho esigenza di spostarmi in macchina, per esempio per trasferte di lavoro, utilizzo il car sharing. Si tratta di un servizio a cui sono iscritta da qualche anno e che ultimamente ha messo a disposizioni anche una serie di auto elettriche, che preferisco quando devo percorrere spostamenti non troppo lunghi (l’autonomia è di circa 200-250 km). Per viaggiare e spostarmi da una città all’altra cerco di utilizzare principalmente mezzi come treni e pullman, e limito l’aereo a quando è strettamente necessario, come per viaggi intercontinentali. Quando mi muovo in Europa cerco di prediligere una notte di viaggio in treno rispetto a un viaggio di due o tre ore in aereo, che mi richiederebbe di spendere altrettante ore nei tempi di attesa e di spostamento per e dall’aeroporto.
Queste scelte, però, non sono ancora sufficienti per vivere una vita davvero sostenibile: un‘impronta è sostenibile se corrisponde al valore di 1 pianeta, ossia se nell’arco di un anno consumiamo materie prime e produciamo inquinamento nella quantità tale che la Terra riesce a produrre/assorbire. Se l’intera popolazione mondiale adottasse uno stile di vita paragonabile al mio, ci servirebbero 1.37 pianeti, mentre allo stato attuale ne abbiamo bisogno di 1,7.

Impronta ecologica dell’intera popolazione. Dato del 2017. Fonte: https://www.footprintnetwork.org/
Sfortunatamente, abbiamo solo questo.
E tu? Hai calcolato qual è la tua impronta ecologica?